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Qualche spunto di riflessione sull’articolo “Che cosa rappresenta l’“Alleanza Sahra Wagenknecht?”

Qualche spunto di riflessione sull’articolo “Che cosa rappresenta l’“Alleanza Sahra Wagenknecht?”

Sui tre numeri precedenti di UN (n. 4, 5 e 6 del 2024) abbiamo letto con grande interesse la traduzione dell’articolo di Masur dedicato alla nuova formazione della Wagenknecht in Germania. Chi scrive segue piuttosto da vicino quanto accade in Germania: oltre ad aver vissuto (in un caso) e a vivere (nell’altro) nell’ex Germania est, entrambi ci interessiamo e seguiamo le cose tedesche. Del pezzo di Masur abbiamo apprezzato la misura e la pacatezza dell’analisi, lo sforzo di collocare nel generale contesto socioeconomico e politico-culturale degli ultimi vent’anni l’affermazione della corrente guidata dalla Wagenknecht, prima dentro e ora fuori del partito della Linke. Tuttavia, le riflessioni di Masur sono inevitabilmente quelle di un attivista anarchico interno alla situazione tedesca. Dalla nostra posizione, invece, ossia con uno sguardo che dalla Germania tende a volgersi verso l’Italia, ci sono alcuni dettagli che vorremmo aggiungere – e ringraziamo UN per darcene la possibilità.

Prima di tutto, notiamo come Masur non abbia voluto sollevare un tema che nel dibattito italiano era piuttosto frequente, almeno nel periodo precedente alla pandemia di Covid-19: il rossobrunismo. Se questo è indubbiamente uno dei suoi pregi (in quanto la sua analisi evita di ripetere aspetti tutt’altro che nuovi assumendo invece una piega più originale e stimolante), qui non possiamo non ricordare brevemente l’esistenza nell’ex Germania est di rapporti, anzi di legami tra i sostenitori della Wagenknecht e le sezioni locali dell’Alternative für Deutschland (AFD), il partito di estrema destra. È vero, come scrive Masur, che probabilmente la Wagenknecht sottrarrà dei voti all’AFD, tuttavia, ciò avviene sulla base di una consonanza di vedute su particolari temi (soprattutto l’ostilità nei confronti dei migranti) che non potrà avere, dal nostro punto di vista, alcun effetto positivo. Consideriamo infatti il sondaggio pubblicato a fine gennaio 2024 sulle preferenze dell’elettorato della regione della Sassonia: il fatto che il primo partito sia l’AFD, il secondo la CDU (un tempo retto da Angela Merkel e ora in una crisi di leadership), e il terzo la Wagenknecht indica chiaramente come una fetta importante dell’elettorato sassone condivida l’ostilità nei confronti dei migranti. Non solo: la Wagenknecht è un progetto politico che sta concretamente costruendo alleanze sotterranee, ma visibili, con l’AFD approfittando della larga simpatia di cui gode a estrema destra. Sostenere che la Wagenknecht esprima posizioni riconducibili al rossobrunismo (o se si preferisce al social-sciovinismo) forse non sarà una critica “utile” politicamente, ma sicuramente ha un fondo di verità per capire e inquadrare certe dinamiche della sua corrente.

Inoltre, ci preme sottolineare come il possibile, anzi probabile successo della Wagenknecht nelle regioni dell’ex Germania est (anche se nelle elezioni regionali in Turingia di fine gennaio si è posizionata “soltanto” seconda, prima la CDU) avrà due conseguenze sulla sinistra tedesca e forse su quella italiana. In Germania porterà probabilmente all’implosione della Linke, un partito di sinistra un tempo radicato soprattutto nelle zone orientali. Senza essere fan del parlamentarismo (anzi), dobbiamo però notare che questo avrà delle ripercussioni, azzarderemmo significative, sugli spazi politici dei movimenti sociali e sul generale contesto socioculturale. Finora questi ultimi, nel rapportarsi con la Linke, potevano contare su alcune posizioni che costituivano un minimo comune denominatore (la solidarietà verso i migranti, l’attenzione per le tematiche di genere ecc.). Se la Wagenknecht riuscisse a soppiantare la Linke, tutto ciò verrebbe meno, segnando un ulteriore spostamento verso destra dell’asse politico tedesco – con tutte le conseguenze del caso sulla politica europea. Detto ciò, con Masur rimarchiamo come questa situazione sia causata in gran parte dalla sinistra politica (tedesca e non solo), del tutto incapace di rappresentare un’alternativa alle politiche neoliberiste.

Il probabile successo della Wagenknecht potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla politica interna italiana e sui rapporti di forza esistenti nella frammentata e impoverita sinistra italiana. Esistono infatti da tempo una serie di formazioni in cui è possibile trovare eco dei temi della Wagenknecht, in particolare del suo tentativo di dare vita a una sorta di sovranismo “di sinistra” capace di difendere lo Stato sociale e i salari (ma solo quelli degli italiani!). Pensiamo per esempio alla corrente di Rizzo e ci chiediamo: potrebbe forse approfittare del successo della Wagenknecht in Germania per acquisire visibilità e maggiori consensi? Senza cadere in facili automatismi, dobbiamo comunque sottolineare la diversità delle figure coinvolte: la Wagenknecht è un’abile e carismatica leader politica circondata da un entourage che si è formato nella Linke e che ha esperienza di governo locale, mentre Rizzo… no.

Un ultimo appunto, che desumiamo dal bell’articolo di Masur e che proponiamo in una sintesi tagliata con l’accetta: la vicenda della Wagenknecht costituisce l’ulteriore dimostrazione che, nei momenti di profonda crisi politico-economica come quello che stiamo vivendo, la socialdemocrazia al potere porta al fascismo. I sovranisti di destra e di sinistra prosperano sull’incapacità politica, ideologica e culturale della sinistra di fornire un’alternativa credibile alle politiche neoliberiste, un’incapacità che apre poi le porte alle varie forme di (etno)nazionalismo autoritario che segnano la scena contemporanea. La via d’uscita, ieri come oggi, rimane l’autogestione e l’autodeterminazione degli sfruttati, per un mondo solidale e senza confini.

Gouda e Fiordilatte

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